Capitolo, paragrafo o nulla?
- Isabella Pojavis
- 19 mag 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Abbiamo bisogno di pause per ritrovarci!
Nel 2018 ho organizzato un club di lettura di libri di seconda mano.
In collaborazione con una libreria di libri usati (Re-read), avevamo deciso di organizzare degli incontri partendo dai romanzi che ricevevano in donazione più frequentemente. Il genere scelto era quello psicologico, con personaggi che evolvono e percorsi personali, ma era per me importante che non leggessimo l’opera prima dello scrittore (la più famosa intendo), perché ero interessata all’evoluzione della scrittura di ogni autore e non solo a leggere il loro libro migliore.
Abbiamo letto da Marquez a Cela a Delgado, tutti libri interessantissimi e con vari punti di riflessione. Ricordo che una volta, durante una delle discussioni, Raquel fece un commento che mi interessò particolarmente: disse che lei un libro che non aveva o capitoli, o un qualche tipo di struttura interna, non lo avrebbe comprato. Quando le chiesi il motivo, mi spiegò che per lei era importante vedere che ci fosse una struttura, e sapere che l’autore avesse lasciato dei momenti al lettore per riposare e riflettere. Un libro senza interruzioni la agitava e la lasciava senza respiro. La cosa più interessante fu poi scoprire che non era la sola a pensarla così.
Io, come lettrice non ci avevo mai pensato.
Nello scrivere, invece, la suddivisione in capitoli mi aveva aiutato a strutturare meglio la storia, le parti, i personaggi; ma mi ero chiesta, al contrario di quello che aveva commentato Raquel, se questa suddivisione non fosse una cosa artificiosa e che poteva disturbare al momento della lettura, perché creava un plot, una sequenza in qualche modo prevedibile. Anche per l’indice mi ero posta lo stesso quesito.
Dopo questo commento, però, devo dirvi che mi sono guardata intorno, come lettrice, e ho notato che i libri divisi in capitoli mi permettono una lettura più fluida, in qualche modo organizzata: per esempio posso scegliere di leggerne un capitolo al giorno, o più, dipendendo dal tempo, e intravedere la struttura della storia con una certa sensazione di conforto. D'altra parte, gli ultimi libri che ho letto, senza capitoli, mi hanno richiesto uno sforzo maggiore, e un paio ancora non li ho terminati. Questi ultimi, però, al contrario di quelli suddivisi in capitoli, hanno creato un flusso, un’imprevedibilità e un'assenza di aspettative, che personalmente mi piace molto.
Quindi che cosa fare? Capitoli si o no?
Ovviamente dipende dal libro, dalla storia e dall’impatto che si vuole che questa crei nei lettori. I capitoli ci danno una struttura, dipende da se ne abbiamo bisogno per scrivere o se il romanzo a cui stiamo lavorando non lo necessiti. Per esempio in un diario avremo bisogno di date e quindi per lo meno paragrafi, altrimenti rischieremo di creare una confusione temporale.
Un'altra domanda sul capitolo che spesso mi sono posta è: quanto dovrebbe essere lungo un capitolo?
L’informazione che ho trovato è che in media dovrebbe contenere dalle 2000 alle 3000 parole, ma anche queste sono solo delle indicazioni. Dipende più che altro da quello che dobbiamo raccontare in quella parte di storia.
Infine, volevo parlarvi della mia esperienza sul dare un titolo a un capitolo. All’inizio lo facevo sempre, mettevo una parola, una frase, una citazione. Adesso, devo confessarvi, che lo trovo un modo per distrarre il lettore o per riempirlo di informazioni di cui probabilmente non ha bisogno.
Ad esempio, sto leggendo un libro in cui, all’inizio in ogni capitolo, l'autore fa riferimento al verso di una canzone in francese. Premesso che non parlo francese, quindi non ho idea di che cosa significhi ogni frase, e premesso che in ogni capitolo c’è già un riferimento a canzoni e ‘colonne sonore’ mi sono chiesta: serve davvero?
A voi l’ardua sentenza.
Voi come vi siete comportati con i vostri libri?
Avete scelto capitoli? Paragrafi? Avete messo dei titoli?
Aspetto commenti.
Isabella Pojavis
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