Copertina lucida o opaca?
- Isabella Pojavis
- 2 lug 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 4 mag 2021
Un po’ come essere o non essere, questo è il problema.
Avete presente quella sensazione al tatto quando si tocca una copertina opaca? Sembra una specie di velluto, un materiale quasi soffice, morbido, delicato. Per non parlare poi dei colori, tenui, leggermente sbiaditi e distesi…
Sì, lo so, non sono normale. Ma fate una prova. Prendete due libri, uno con una copertina opaca e uno con una copertina lucida (di quelle che riflettono la luce intendo), e guardatele. Non leggete il titolo, e non vi soffermate sull’immagine, solo l’opacità a confronto con la lucidezza (parola che non esiste o per lo meno non esisteva fin quando non l’ho scritta).
Ok, se non avete i due libri vi metto una foto, guardate questa (scusate è di pessima qualità, ma rende l'idea. Tra l'altro quanto mi piace l'offerta di due libri Feltrinelli al prezzo di uno? Ecco, vi sto svelando qualche sogno.).

Lo vedete? Quel riflesso di luce, quel disturbo alla vista, quel senso di eccesso?
Facciamo un altro esempio.
Avete presente le auto? Lucide, pulite e brillanti e poi ne arriva una opaca, un nero matto elegante.
Non vi ho convinto? Non importa, tanto ognuno ha le sue preferenze.
Comunque, questo per dirvi che la scelta del tipo di copertina è un momento importante e come avrete capito, io preferisco le copertine matte, però…
C’è sempre un però. Perché se la vita fosse fatta di scelte con due sole opzioni, forse sarebbe tutto più facile, ma non è così.
Io, per esempio, preferisco le copertine opache, ma quasi sempre scelgo di pubblicare i libri con copertine lucide. E voi direte? Non è normale. In certi versi, no, però il fatto è che anche, se le copertine lucide sono meno affascinanti per me, resistono molto meglio al tatto e all’uso.
Vi faccio un esempio.
Ho pubblicato, l’anno scorso, un diario di scrittura, uno spazio con esercizi di scrittura creativa per chi ha la passione delle lettere o scrive di professione. Il diario contiene più di cento esercizi, che io stessa ho utilizzato in varie fasi della mia storia creativa. Il diario è stato pensato per essere utilizzato (bisogna scrivere direttamente tra le sue pagine), e quindi ha bisogno di essere toccato in continuazione.
All’inizio avevo scelto un nero matto, bellissimo, ma usandolo nella fase di prova, mi sono accorta che restavano le impronte digitali sulla superficie, facendo perdere la bellezza della copertina.
Quindi, l’ho pubblicato in versione lucida, e secondo lo stesso tipo di ragionamento, scelgo tra opaco e lucido in base all’utilizzo che credo si farà del libro. Per farvi un altro esempio, un libro per bambini che verrà maneggiato molto, copertina lucida; un romanzo breve, copertina opaca.
Spero che questo possa esservi utile nelle vostre scelte. Ovviamente potete testare migliaia di altri materiali e valutarne il risultato. Per esempio alcuni editori usano copertine opache con un velo plastificato che le ripara dal tatto, ma purtroppo al momento su Amazon Kdp questa opzione non è disponibile, e nemmeno su Lulù, che sono i due programmi che utilizzo di più.
E voi? Che cosa avete scelto?
Che esperienza avete con copertine lucide o opache?
A presto
Isabella pojavis
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