Incipit, pit, pit, pit
- Isabella Pojavis
- 9 giu 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Ricordate tutti il latino, vero?
Incipit, terza persona singolare dell’indicativo presente del verbo incipere incominciare. Parola oggi utilizzata per descrivere la prima parte di un testo, romanzo, saggio o quello che sia, e che rappresenterebbe il primo momento per attirare il lettore al libro e “convincerlo” nel leggerlo.
Ma è la verità?
Senza dubbio, l’incipit è la prima parte che valuta un editore o qualsiasi persona che sia del campo, per valutare un’opera. Pensate che ci sono programmi radio e concorsi che si basano proprio sullo scrivere il miglior incipit, o continuare una storia da un dato incipit.
Eppure quelli che leggono un romanzo non sono solo editori, e quindi, resta qualche chance di essere letti anche con un incipit mancato, ma poche. Sì, perché quando si compra un libro, non tutti si basano solo primo paragrafo dell’opera nello sceglierlo: prima passano per l’autore, la copertina, il titolo, la quarta di copertina e, solo una volta superate queste parti, iniziano a leggere l’incipit o magari il finale. (Io l'incipit non lo leggo mai, ma il finale sempre).
In quel momento però, secondo molti, si crea il patto del lettore con il libro, il momento in cui questi entra nella storia e nel destino del romanzo, del protagonista, dello scenario, insomma di tutto quello che il libro racchiuderà. L’autore dovrebbe quindi creare, nell’incipit, le domande a cui risponderà durante il racconto, gli intrighi; avvicinarsi al lettore mostrando la parte emozionale del personaggio, i suoi punti forti e deboli, che cosa gli stia succedendo di importante tanto da spingerlo a entrare nel suo romanzo.
Io sono sempre un po’ scettica nel attribuire troppo peso a una singola parte, credo sempre che l’equilibrio sia più importante e che un incipit poco attraente non sia sintomo di un libro di minor valore. Daltro canto devo dire che attirare un lettore a leggere è un’impresa difficile e, in questo processo, ogni parte ha la sua importanza. Senza dubbio lo dico perché i miei incipit sono orribili, ma magari nel tempo miglioreranno :)
Una cosa è certa, leggere gli incipit, anche da soli, è divertente: aprono domande e fanno venir voglia di scoprire e ritrovarci da qualche altra parte, in qualche altro momento.
(Pensate che in questo blog riportano solo incipit di libri a testimonianza di che non sia l'unica pazza). Quindi stasera ho deciso, di condividere con voi l’inizio di alcuni romanzi che ho letto di recente, e che mi sono piaciuti. Voi quale preferite?
Lo straniero di Albert Camus
"Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so. Ho ricevuto un telegramma dall'ospizio: "Madre deceduta. Funerali domani. Distinti saluti." Questo non dice nulla: è stato forse ieri. L'ospizio dei vecchi è a Marengo, a ottanta chilometri da Algeri. Prenderò l'autobus delle due e arriverò ancora nel pomeriggio. Così potrò vegliarla e essere di ritorno domani sera. Ho chiesto due giorni di libertà al principale e con una scusa simile non poteva dirmi di no. Ma non aveva l'aria contenta. Gli ho persino detto: "Non è colpa mia." Lui non mi ha risposto.
Demian di Hermann Hesse
Volevo solo cercare di vivere ciò che spontaneamente veniva da me.
Perché fu tanto difficile?
Per raccontare la mia storia devo incominciare dal lontano inizio. Dovrei, se mi fosse possibile, risalire ancora più indietro, fino ai primissimi anni della mia infanzia, e di là oltre ancora nelle lontananze della mia origine.
L’amavo di Brigitte Giraud
Questa sera Claude è morto.
Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi
Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d’estate. Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava. Pare che Pereira stesse in redazione, non sapeva che fare, il direttore era in ferie, lui si trovava nell’imbarazzo di mettere su la pagina culturale, perché il “Lisboa” aveva ormai una pagina culturale, e l’avevano affidata a lui. E lui, Pereira, rifletteva sulla morte. Quel bei giorno d’estate, con la brezza atlantica che accarezzava le cime degli alberi e il sole che splendeva, e con una città che scintillava, letteralmente scintillava sotto la sua finestra, e un azzurro, un azzurro mai visto, sostiene Pereira, di un nitore che quasi feriva gli occhi, lui si mise a pensare alla morte. Perché? Questo a Pereira è impossibile dirlo.
La perla di John Steinbeck
Kino si svegliò nel buio. Le stelle brillavano ancora e il giorno aveva appena gettato una lieve spennellatura di luce sull’orlo inferiore del cielo, ad oriente. Per qualche tempo i galli avevano cantato, e i primi maiali avevano cominciato a grufolare tra frasche e pezzi di legno in cerca di cibo. Fuori della capanna di stoppie, nella brughiera, nidiate di uccellini tremavano e battevano le ali.
Il grande Gatsby di Scott Fitzgerald
Quand’ero più giovane e indifeso, mio padre mi ha dato un consiglio che ho fatto mio da allora. «Tutte le volte che ti viene da criticare qualcuno», mi ha detto, «ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu». Non ha detto nient’altro, ma siamo sempre stati insolitamente comunicativi in modo riservato, e capii che intendeva molto più di questo. Di conseguenza, tendo a evitare ogni giudizio, un’abitudine che mi ha fatto incontrare molti tipi curiosi e reso vittima di non pochi inveterati scocciatori.
Lo so, l'incipit di Brigitte Giraud ricorda molto Camus, non vi sembra?
Per me Camus resta il vincitore assoluto. Ho amato il suo libro e la sua assenza di emozioni, un genio!
E a voi? Quale è piaciuto di più tra questi?
Avete qualche incipit preferito?
Aspetto di leggerli
A presto Isabella Pojavis
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