Ma alla fine il cammino?
- Isabella Pojavis
- 22 ago 2020
- Tempo di lettura: 5 min
Non sei tu che fai il cammino è il cammino che ti fa.
Dopo più di venti giorni "passeggiando" per la Lituania, da qualche notte dormo nel mio letto, in una casa che non conosco, ma che sento mia. C'è voluto qualche momento per riprendersi...l'età avanza e ci vuole pazienza.
Ma alla fine, il cammino?
Mi scuso se prima di tornare non ho più fatto video in diretta. Il motivo è in realtà che, come in tutte le storie che amo, ho voluto lasciare alla vostra immaginazione la conclusione di questa esperienza. Che siano stati 500 km o meno, che abbiamo raggiunto quella che ci eravamo prefissati come meta oppure no, lo lascio quindi scegliere a voi.
In fondo, ognuno trae dai racconti quello che gli serve, e l’immaginazione ha un potere che mi affascina.
E poi, se ogni fine racchiude un inizio è in quest'ultimo che ci troviamo adesso e il cammino è acqua passata.
Una cosa però voglio condividerla: ci sono varie motivazioni per scegliere di fare quest'esperienza, e per me non è stata una vacanza, né una percorso sportivo, religioso o turistico. Per me è stato del tempo: tempo da condividere con la mia famiglia, tempo per respirare all’aria aperta, per vedere realtà differenti, per osservare i cambiamenti meteorologici, per incontrare persone e animali (tantissimi animali); tempo per il silenzio della mente che mi ha invaso come mai prima. Non è stato facile, ci sono stati momenti difficili, ma nella vita non è spesso così?
Quello che porto con me da quest’esperienza è l’importanza della lentezza, dei piccoli passi, e della costanza. Ho visto pellegrini correre per non arrivare da nessuna parte, ne ho visti altri stancarsi oltre le loro possibilità e doversi poi fermare per interrompere il loro viaggio. Ne ho visti pochi camminare al loro ritmo, rallentare quando corpo e mente lo chiedevano e accelerare quando avevano davvero la forza, giorno per giorno con determinazione e un obiettivo preciso. Questo mi ha fatto riflettere sul come nella vita abbia corso anch’io, senza un vero motivo per farlo, raggiungendo impreparata mete che non ero pronta ad affrontare. Osservazione che cercherò di ricordare nei progetti futuri, dando al tempo e all’attesa la loro importanza.
Porto con me anche che pioggia, vento, sole e nuvole non siano messi lì a caso da qualcuno che ci vuole bene o male, ma siano il ritmo che lega le nostre vite alle giornate, al mondo. Ho apprezzato il sole in momenti diversi e la pioggia in altri; così come ho invocato nuvole e vento spesso. Erano loro a dettare il ritmo e le pause e a cambiare la velocità nell'affrontare i kilometri.
Ho scoperto che sassi, rametti, foglie secche e nuvole, sono dei perfetti sostituti di giocattoli, e che non si sente la mancanza della plastica quando si vive per strada (eccezione fatta per i mattoncini di costruzioni che ci sono mancati tanto). Altra eccezione e ringraziamento va alle carte UNO, senza le quali la sopravvivenza sarebbe stata messa seriamente a rischio.
Porto con me la consapevolezza che la diseguaglianza economica è assurda: c’è una ricchezza superflua e ancora tantissima povertà e scarsa igiene. Così come ho tristemente evidenziato che il rispetto del benessere animale sia un’utopia: esistono grate e catene di tutte le forme e dimensioni, animali con centimetri a disposizione e solitudine in abbondanza.
Porto con me la consapevolezza che camminare con uno zaino pesante sulle spalle sia faticoso, ma che la fatica fisica scompaia quando la mente trova una motivazione. Molte persone nel vederci partire hanno confuso la mia forza fisica con la determinazione e la perseveranza, e molti dubitavano di questa scelta o prevedevano difficoltà per me o per le bimbe. Per fortuna ognuno di noi è capace di molto più di quello che crede e i bambini in particolare hanno la fortuna di non avere preconcetti: per loro la fatica non esiste, a volte la noia o il caldo possono rallentare il percorso, ma non arrivare a fermarlo.
Porto con me la sensazione di come la felicità sia una cosa molto più semplice di quello che si pensi: una bottiglia d’acqua, un po’ d’ombra, un fiume, un lago o una canzone possono donarla senza riserve.
Porto con me anche che la solitudine sia molto pericolosa, utilissima in alcuni momenti, fatale per tempi troppo lunghi. Il cammino lo fanno le persone che si incontrano, i sorrisi che si scambiano, le parole, così come la vita...in fondo siamo animali sociali.
Porto con me che per vivere servano davvero poche cose: che i calzini si possono rilavare ogni notte e riutilizzare il giorno dopo, e che meglio una buona giacca che mille altre cose a caso quando si viaggia.
La pigrizia avvolge i gesti, ma il movimento resta l’unica risposta.
Questo cammino è stato più duro del primo fatto 10 anni fa in Spagna: meno persone, più kilometri da fare ogni giorno, molto tempo da dedicare all’organizzazione sull'alloggio, la spesa e quasi mai un caffè. Abbiamo dormito per terra, in tenda, in hotel, in una scuola, in una parrocchia, in case di privati, in resort estivi, e così via. Siamo sopravvissuti a sporcizia, maleducazione, indifferenza. Abbiamo cenato noodles quasi tutte le sere e a volte, per variare, zuppe liofilizzate, visto che erano le uniche cose leggere da portare nello zaino, e che spesso non c’era una cucina nel posto in cui ci fermavamo a dormire.
Abbiamo però anche ricevuto inviti a cena o a pranzo, camere pulite e ordinate, persone che ci hanno aperto le loro case e trattato come parte della famiglia, offerto frutta e verdura o acqua fresca dal pozzo. Perfino chi è andato a comprarci un gelato o semplicemente ci ha regalato un sorriso.
Abbiamo incontrato molti tipi di persone e situazioni in una specie di Yin e Yang, e spero che questo abbia dato un’immagine alle nostre figlie del mondo: di come ad ogni situazione spiacevole segua spesso qualcosa di meraviglioso e viceversa.
Ora osservo le bimbe e le vedo diverse: sono cresciute! Non so, in futuro, che cosa ricorderanno di questa esperienza, ma so che porteranno con loro il messaggio più importante:
Tutto si può raggiungere con calma, decisione e costanza, ma bisogna fare attenzione a scegliere bene i propri obiettivi. Inoltre non si cammina mai da soli, e nella vita è importante essere flessibili, saper cambiare, ascoltare, imparare, adattarsi.
Ovviamente anche camminando non ho potuto fare a meno di leggere. Con le bimbe abbiamo riletto il Piccolo Principe, e poi ogni sera inventavamo una storia; per me invece ho letto un libro sul positivismo e nel bene o nel male di questa filosofia vi riporto una frase del Dalai Lama che abbiamo ripetuto spesso appena svegli e che, per noi, raccoglie lo spirito di questo viaggio.
“Oggi sono fortunato, perché mi sono svegliato, sono vivo, ho una preziosa vita umana e la utilizzerò. Userò tutte le mie energie per migliorarmi, per aprire il mio cuore agli altri. Avrò per gli altri parole gentili e pensieri positivi e non mi arrabbierò, ma cercherò di fare più bene che posso.”
Grazie a tutti quelli che ci hanno seguito sulle reti sociali, grazie per gli incoraggiamenti, i sorrisi e gli abbracci. Grazie alla mia famiglia e a quella di Andrius che ci seguono vicine ma anche lontane e grazie a noi quattro per aver scelto questo percorso di vita, forse inusuale, ma senza dubbio arricchente.
Ora a riposare i piedi ancora un po' e poi...si riparte!
Buon cammino.
Love you +
Good insights, harmoniuos and sober. Thank you for walking with us <3