Bisogna leggere quello che non ci piace?
- Isabella Pojavis
- 11 mag 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Leggere è sempre meglio che non farlo, oppure no?
Nel 2018 ho organizzato un club di lettura per autori indipendenti in un bar di Valencia. L’idea era quella di leggere e comprare libri di autori che non erano supportati da una casa editrice, per aiutarli nella promozione del loro libro, di solito il primo romanzo. Il club è durato più di un anno e mezzo e organizzando un incontro al mese, abbiamo letto, con quello che orami è un gruppo di amici, più di dodici libri.
Siccome era un club di lettura che organizzavo io, avevo il compito di dover leggere il libro e di creare una lista di domande da porgere all’autore. L’idea, infatti, prevedeva che questi fosse invitato all’incontro, anche se solo quattro hanno avuto la possibilità di partecipare, mentre gli altri, ci hanno risposto via email.
Gli incontri avvenivano il sabato mattina, e devo dirvi che sono stati tra i miei momenti preferiti di tutto l’anno. Discutere tematiche ogni volta differenti, in un clima di rispetto e di amicizia, credo che sia una delle cose che amo fare di più.
Ma, come al solito, perché vi racconto questa storia?
Nel club i libri si sceglievano per votazione. Io suggerivo, ma chiunque poteva farlo, una serie di titoli di autori indipendenti e insieme si votava quale leggere ogni mese. Una volta, uno dei partecipanti, ha proposto il libro di un suo amico e ci siamo trovati tutti d'accordo nel comprare e leggere il suo libro per sostenere il suo lavoro e a farlo conoscere.
La storia, la ricordo ancora, parlava di un ragazzo africano, che voleva scappare dall’Africa, dove viveva in una situazione di enorme disagio al fine di raggiungere le coste dell’Europa. Il tutto contornato da scene violente e di uccisioni, più o meno ogni due pagine. Ora, senza entrare nel merito di quel libro in particolare, che ricordo, ma solo perché non sono riuscita a leggerlo tutto, o meglio mi sono rifiutata di farlo, vi chiedo: dobbiamo leggere un libro che sia di un genere o che racconti un contesto in cui non ci ritroviamo?
Posso comprendere, fino a un certo punto se sono sincera, l’utilizzo di violenza e di descrizioni al dettaglio, ma mi chiedo perché si dovrebbe a tutti i costi terminare di leggere un libro che ci faccia sentire incomodi?
Allo stesso modo, ad esempio, un libro che abbia molte descrizioni o troppi dialoghi, o che sia di un genere diverso da quello che credevamo, pensate che dovremmo finire di leggerlo?
Vale la pena leggere qualsiasi cosa? O il tempo che abbiamo è già in qualche modo limitato da non poterci permettere di ‘perderlo’ con qualcosa che non ci piace? Oppure si impara sempre qualcosa, anche da quello che non ci piace?
Scusate, oggi sono piena di domande e molte di queste non hanno riposta.
Io, come vi ho detto, in quel caso mi rifiutai di finirlo perché secondo me l’uso di violenza non era giustificato dalla storia e dal fine del protagonista, mi sembrava una sorta di 'violenza gratuita'; però vi dico che quel libro non è stato l’unico che abbia lasciato a metà o dopo le prime pagine. La cosa buffa è che ricordo molto meglio questi libri lasciati a metà rispetto a quelli che invece ho letto fino alla fine, e mi domando quindi quanto sia invece importante certe volte ‘sbattere’ contro quello che pensiamo non ci appartenga e andare avanti nella lettura.
Si dice che ci siano due gruppi di lettori: quelli che leggono un libro che hanno iniziato e arrivino fino alla fine passi quel che passi; e quelli che credono che un libro debba piacere per essere letto, altrimenti meglio abbandonarlo.
Come avrete capito, io abbandono, ma nonostante questo spesso poi mi domando che cosa mi stessi perdendo in questa scelta.
Un libro, per il solo fatto di raccogliere frasi, pensieri, studi, è sempre necessariamente un arricchimento, oppure no?
E voi? Che tipo di lettori siete?
A presto
Isabella Pojavis
Per questo ci troviamo...
Io ho abbandonato qualche libro nella mia vita, pero nel mio caso quasi sempre vince la curiosità :)