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Che cosa piace di un libro.

L’oggetto, non solo il contenuto.


Credo che ci siano due cose distinte quando si parli di libri: da una parte la fonte di informazioni, racconti, storie, immagini, pensieri, sogni, luci e buio; dall'altra l’oggetto, il contenitore.

Ricordo perfettamente una presentazione a cui ho partecipato, alla fiera del libro di Milano del 2018, di un libro dal titolo: “Un oggetto chiamato libro”.

Un titolo che ho trovato meraviglioso e un’idea che ho trovato ancor più affascinante.

Credo (devo confessarvi che non l’ho ancora comprato, ma che è nella mia ‘wishing list’), che il manoscritto racconti la storia del libro come oggetto, la scelta dei materiali per la sua produzione, le dimensioni e i dettagli che vanno dal frontespizio fino alla copertina. (Se volete comprarlo, lo trovate qui).

Lasciando da parte questo libro per un momento, quello che mi piacerebbe raccontarvi è quello che io vedo nel libro, quello che amo di questo oggetto prezioso.

Quando entro in una libreria, in una biblioteca o nella casa di qualcuno che ha molti libri, vengo subito attratta dai colori delle copertine, dai titoli, soprattutto quelli improbabili, dallo spessore, dal tipo di font e infine dalla grandezza dello stesso.

Allo stesso modo, quando devo scegliere che libro comprare, devo ammettervelo, l’80% per me lo decide la copertina, parlo di libri che non siano di autori che voglia leggere per altri motivi. I colori, i font, le immagini, il titolo. Preferisco le copertine rigide a quelle morbide, anche se queste sono più comode al momento della lettura e del trasporto; e preferisco anche che il libro non sia troppo spesso, né di un formato troppo grande, sempre perché so che farei fatica a portarmelo dietro. Non amo i libri troppo vecchi, ingialliti dal tempo e con copertine in pelle.

Mi spiace, in parte, pensare che per i libri pubblicati da case editrici, non sempre l'autore sia artefice o in accordo con le scelte di marketing di copertina, perché credo che questa sia la parte più rappresentativa, dal punto di vista estetico, del libro e dovrebbe rappresentare in pieno l'autore, il suo modo di interpretare il libro. Mi spiace anche pensare che mi siano sfuggite migliaia di storie meravigliose solo perché le loro copertine non abbiano attirato abbastanza la mia attenzione: povere storie e povere parole, e soprattutto povera me per averle perse.

Una volta comprato e aperto, quasi sempre, per prima cosa l’annuso, ho scoperto che questo comportamento si chiama BIBLIOSMIA, e poi mi soffermo sulla qualità della pagina, sullo spessore della stessa, sulla sfumatura crema o bianca, preferisco il crema.

Prima di iniziare la lettura mi concentro sempre sulla dedica, credo che sia una parte importante che riveli in qualche modo i segreti dell’autore, la sua storia.

Una volta iniziata la lettura poi, utilizzo segnalibri che non lascino alcun segno sulle pagine e, raramente ma molto raramente, sottolineo frasi che mi abbiano colpito.

Normalmente a fine lettura il libro è più nuovo di quando l’ho comprato, ed è pronto per essere scambiato. :O

Scambiato?

Tranquilli, parleremo di questo in un altro post, per il momento, raccontatemi, se vi va, di quello che amate di questo meraviglioso oggetto chiamato LIBRO.


A presto

Isabella Pojavis

2 Comments


Isabella Pojavis
Isabella Pojavis
Apr 30, 2020

Meno male che non sono sola :) Io li scelgo anche in base al materiale delle copertine e delle pagine. Poveri autori, noi che valutiamo odore e tatto senza sapere cosa ci sia dentro... :)

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Claudia Bartolomei
Claudia Bartolomei
Apr 28, 2020

Bibliosmia. Allora non sono pazza, se ha addirittura un nome è una “malattia” molto diffusa! Quante volte mi é capitato di rimettere un libro sullo scaffale della libreria, dopo averlo scelto in maniera ragionata in non poco tempo, perché per me puzzava! O semplicemente non aveva un buon odore... È per questo che vado in libreria sempre da sola, ho bisogno del mio tempo e devo poter annusare liberamente senza che nessuno mi stia lì a fissare. Bibliosmia, tu pensa...

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