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Il testo delle canzoni che devi aver letto almeno una volta nella tua vita!


Vabbè non esageriamo!


Poesia, racconti, romanzi ma, diciamoci la verità, quando le parole incontrano la musica e quando la musica si connette al loro suono, al ritmo e senso, è tutta un’altra storia.

Io sono di quelle persone che quando ascolto una canzone (solo se è in italiano lo confesso) per prima cosa mi concentro sulle parole. Che cosa vogliono dire? Che cosa ci sta raccontando? Come mi sento nell’ascoltarla? Dove viaggia la mia immaginazione?

Poi e solo poi, ne valuto il ritmo, la melodia e il resto. Però devo anche confessarvi che ma se le parole mi sono piaciute la melodia non potrà far alto che migliorarle e trasformarle in indimenticabili.


Quindi, oggi ho deciso di condividere con voi alcune delle canzoni che, ancora adesso quando le ascolto, sono in grado di commuovermi. Lo so, ce ne sono moltissime, ma io vi racconto delle prime che mi vengono in mente quando penso a una bella canzone del mio ‘pop italiano’. Se vi va, consigliatemi le vostre, non vedo l’ora di ascoltarle!


Partiamo da De gregori


Sempre e per sempre


Pioggia e sole cambiano

la faccia alle persone

Fanno il diavolo a quattro nel cuore e passano

e tornano

e non la smettono mai

Sempre e per sempre tu

ricordati dovunque sei,

se mi cercherai

Sempre e per sempre

dalla stessa parte mi troverai

Ho visto gente andare, perdersi e tornare

e perdersi ancora

e tendere la mano a mani vuote

E con le stesse scarpe camminare

per diverse strade

o con diverse scarpe

su una strada sola

Tu non credere

se qualcuno ti dirà

che non sono più lo stesso ormai

Pioggia e sole abbaiano e mordono

ma lasciano,

lasciano il tempo che trovano

E il vero amore può

nascondersi,

confondersi

ma non può perdersi mai

Sempre e per sempre

dalla stessa parte mi troverai

Sempre e per sempre

dalla stessa parte mi troverai


Non c’è una sola frase di questa canzone che non senta o abbia vissuto sulla mia pelle. Quanta ‘gente’ ho vesto andare, perdersi e tornare e poi perdersi ancora; oppure camminare con le stesse scarpe su diverse strade. Trovo queste parole piene di immagini reali e intense.

L’amore, in un senso che definirei più ampio di un rapporto di coppia, l’amore verso qualcuno di cui ci fidiamo e che si fida di noi e che ci ritroverà sempre e per sempre.

Non credere, se qualcuno ti dirà che non sono piu lo stesso ormai…

E qui siamo tutti, ognuno sempre e solo sè stesso, camminando sotto un cielo di sole e pioggia.


Come seconda canzone vi propongo una canzone scritta (non so se lo sapevate) da Luciano Ligabue, ma cantata da Elisa che, devo dirlo con i suoi alti e bassi, i suoi momenti trash e i suoi piccoli gioielli, resta una delle mie voci femminili preferite. Questa canzone, da mamma, mi fa sempre venire le lacrime agli occhi.


A modo tuo

Sarà difficile diventar grande

Prima che lo diventi anche tu

Tu che farai tutte quelle domande

Io fingerò di saperne di più

Sarà difficile

Ma sarà come deve essere

Metterò via i giochi

Proverò a crescere

Sarà difficile chiederti scusa

Per un mondo che è quel che è

Io nel mio piccolo tento qualcosa

Ma cambiarlo è difficile

Sarà difficile

Dire tanti auguri a te

A ogni compleanno

Vai un po' più via da me

A modo tuo

Andrai, a modo tuo

Camminerai e cadrai, ti alzerai

Sempre a modo tuo

Sarà difficile vederti da dietro

Sulla strada che imboccherai

Tutti i semafori

Tutti i divieti

E le code che eviterai

Sarà difficile

Mentre piano ti allontanerai

A cercar da sola

Quella che sarai

A modo tuo

Andrai, a modo tuo

Camminerai e cadrai, ti alzerai

Sempre a modo tuo

Sarà difficile

Lasciarti al mondo

E tenere un pezzetto per me

E nel bel mezzo del tuo girotondo

Non poterti proteggere

Sarà difficile

Ma sarà fin troppo semplice

Mentre tu ti giri

E continui a ridere

A modo tuo

Andrai, a modo tuo

Camminerai e cadrai, ti alzerai

Sempre a modo tuo


Non posso ascoltarla né leggerla, non scherzo. Mi ci sento così dentro, in tutte le paure e i dubbi, ma allo stesso tempo con quella voglia di camminare vicino ai propri figli e aiutarli a crescere. Non siamo bambini noi per prima anche se genitori?

Sarà difficile chiederti scusa per un mondo che è quel che è, io nel mio piccolo faccio qualcosa, ma cambiarlo è difficile.

Non aggiungo altro. Bravo Luciano, una canzone meravigliosa.



Passiamo adesso a una cantante e cantautrice meravigliosa, Carmen Consoli.


Mandaci una cartolina


Tra tutti i giorni in cui potevi partire

Perché hai pensato proprio al lunedì?

Gli uccelli cantano, l'estate è alle porte

Tempo di mare e di granite al limone

Chissà quale fine sarcasmo d'autore

Avresti sfoderato senza giri di parole

Viva l'Italia, il calcio, il testosterone

Gli inciuci e le buttane in preda all'ormone

A noi ci piace assai la televisione

Proprio l'oggetto, dico, esposto in salone

Chissà quale amara considerazione

Avresti concepito in virtù del pudore

Mandaci una cartolina e una ridente foto di te

Che prendi il sole sulla spiaggia

Con la solita camicia bianca

Ed il giornale aperto sulla pagina sportiva

Mentre stai sul bagnasciuga

Beato tra le braccia di un tramonto

Tra tutti i giorni in cui potevi morire

Perché hai pensato proprio al lunedì?

Strade caotiche e litigi agli incroci

Quanti cafoni su veicoli osceni

Chissà quale fine sarcasmo d'autore

Avresti sfoderato in questa triste occasione

Mandaci una cartolina e una ridente foto di te

Che prendi il sole sulla spiaggia

Con la solita camicia bianca

Ed il giornale aperto sulla pagina sportiva

Mentre stai sul bagnasciuga canticchiando una canzone romantica

Mandaci una cartolina e una ridente foto di te

Che prendi il sole sulla spiaggia

Con la solita camicia bianca

Mandaci una cartolina e una ridente foto di te

Mentre stai sul bagnasciuga

E cogli con stupore un nuovo giorno



Questa canzone è in grado di trasportarmi tra le strade siciliane e di assaporare una granita al limone sulle sue meravigliose spiagge. Carmen tra le sue parole è in grado di farmi vedere però non solo la Sicilia, ma l’Italia intera, nei suoi modi di vivere e di morire. Mi piace l’affetto delicato espresso per un padre che ha lasciato questo mondo forse troppo presto o solo nel momento giusto e mi piace il vederlo nei suoi gesti quotidiani. Toccante.


Inaspettatamente, entra poi nella lista una canzone cantata da Giusy Ferreri

ma scritta da Linda Perry e tradotta da Tiziano Ferro.


La scala


Ho perduto troppo tempo

tra la mia incoerenza

dietro cui ho trascorso giorni

Tutto intorno per il fondo

giù per questa scala

contro un esistenza vana

Tempo che ho perduto ormai

mentre allineo gli addii

e percorro questa scala

Spesso è notte in ogni posto

mentre sfido ad ogni costo

questa vita che è una scala


E sfoglio i ricordi,

i divertimenti

scrollando a fatica i pesi

che ormai non mi spaventano


Dal passato ho ereditato

la saggezza d'oggi

che vorrei ora mi aiutasse

Crescere non ti rende forte

quanto il sacrificio a volte

e per questo spesso è notte

Tempo che ho perduto ormai

mentre allineo gli addii

e percorro questa scala

E sfoglio i ricordi,

i divertimenti

scrollando a fatica i pesi

che ormai non mi spaventano


la vita è un pò più amara

ad ogni passo dalla scala


Spesso è notte in ogni posto

mentre sfido ad ogni costo

questa vita che è una scala


Tempo che ho perduto ormai

mentre allineo gli addii

e percorro questa scala


E sfoglio i ricordi,

i divertimenti

scrollando a fatica i pesi

E passano inverni

e ricordi eterni

e rimarrai sempre il pazzo

di sempre

di sempre

di sempre

il pazzo di sempre.



E rimarrai sempre il pazzo di sempre!

Questa canzone non l’ho ascoltata moltissime volte come le altre, e devo confessare di averla scoperta solo recentemente, ma in lei ho ritrovato un romanzo che ho scritto un paio di anni fa dal titolo “Le scale” e questo, personalmente, ha creato una connessione forte con le sue parole perchè credo anch’io che questa vita sia una scala da salire.


Come non passare per casa (sono di Napoli) e non portarvi il testo di quel meraviglioso quadro dipinto da Pino Daniele.


Napule È


Napule è mille culure, Napule è mille paure

Napule è a voce de' creature che saglie chianu chianu

E tu sai ca nun si sule

Napule è nu sole amaro Napule è addore e mare

Napule è na carta sporca e nisciuno se ne importa

E ognuno aspetta a 'ciorta

Napule è na' camminata, inte e viche miezo all'ato

Napule è tutto nu' suonno e a sape tutto 'o munno

Ma nun sann' a verità

Napule è mille culure

Napule è nu sole amaro

Napule è na carta sporca

Napule è na' camminata

Napule è mille culure, Napule è mille paure

Napule è mille culure, Napule è mille culure...



Questa canzone per me, nata e cresciuta tra quelle strade e quei colori, ha un suono magico di ricordi e difficoltà. Una città complessa in cui ho scelto di non vivere, ma che porto nel cuore e dove torno spesso per rivedere amici e parenti. La canzone è stata scritta tempo fa, ma descrive ancora adesso la sua immagine.

Ma non sanno la verità!


Infine, perché per oggi mi sembra di avervi dato abbastanza da leggere e ascoltare, voglio condividere con voi una canzone di cui ho scritto io il testo. Non sarà all’altezza degli artisti precedenti, ma è una canzone che ho dedicato a mia zia nel giorno in cui ci ha lasciati. Per me lei è sempre stata un po’ una mamma e il nostro legame, la nostra relazione era molto speciale: di rispetto e di amore, come è possibile costruirla con poche persone.

Per questo vi riporto il testo e il mio ultimo saluto alla persona meravigliosa che era.

Musica e voce di mio marito Andrius Pojavis


L’uragano

Chiusi gli occhi ti vidi sparire

dietro un cielo di stelle

ma senza alcun mare.

Un dolce saluto

che avevi marcato

al suono d'un fiato appena ascoltato.


Nessun movimento che avesse indicato

quel senso profondo del tempo scappato.

La presa di seta ci aveva lasciato

ma non il passato: lui era nostro alleato.


Solo è chi resta non chi viaggia lontano,

solo ma insieme a guardar l'uragano.

Quando aprii gli occhi già eri lontana

volevo inseguirti

ma il mondo era piano.


Decisi per questo aspettarti nel sogno

sapendo che altrove non c'era più ritorno.

La presa di seta ci aveva lasciato

ma non il passato, lui era nostro alleato.


Solo è chi resta non chi viaggia lontano,

solo ma insieme a guardar l'uragano

e dopo la pioggia il mare resta salato

ma calma la riva dove c'ha riportato.

L’uragano.

Chiusi gli occhi e ti vidi.



Solo è chi resta, non chi viaggia lontano.

Chiusi gli occhi e ti vidi.


Per il prossimo sceglierò canzoni più ‘moderne’ ma queste sono pezzetti della mia vita e avevo voglia di farveli leggere.

E voi?

Quali sono i testi di canzoni che vi hanno fatto sognare, ridere o piangere?

Aspetto i vostri commenti.

A presto

Isabella Pojavis


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