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Recensione Bartleby lo scrivano. Una storia di Wall-Street di Herman Melville.

“I would prefer not to” (Preferirei di no).


Prima di tutto vorrei raccontarvi come sono arrivata a leggere questo racconto.

Quando vivevo a Valencia, in una strada molto vicino casa c’era una libreria, nuova e luminosa, che si chiamava Bartleby. Devo confessarvi che, nonostante il mio amore per i libri, e nonostante questa libreria fosse davvero vicino casa, non ci sono praticamente mai entrata. Il perché credo che fosse dovuto alla porta sempre chiusa: non mi piace entrare nei negozi con la porta chiusa, dove sembra che dia fastidio, che debba chiedere permesso…Lo so, ognuno ha le sue follie, che devo farci. Magari i proprietari sono solo freddolosi e preferiscono la porta chiusa, ma andiamo avanti.

Detto questo, mi ero chiesta più volte il perché avessero scelto quel nome, ma devo confessarvi che non ho mai investigato più di tanto, anche se ho riletto il nome praticamente ogni giorno. Poi, come sapete, ho iniziato ad utilizzare il programma di scrittura “Scrivener” (lo scrivano), che è la seconda parte del titolo di questo libro. Avevo quindi queste due parole nella mente, ma senza connessione.

Quando poi ho letto il libro di scrittura creativa dal titolo “Leggere come uno scrittore” (in inglese ‘Reading like a writer’ di Francine Prose), in cui l’autrice porta diversi esempi di libri e tra questi “Bartleby, the scrivener”, non ho avuto dubbi sul fatto che dovessi leggerlo e rispondere così alle mie curiosità.


Bartleby, lo scrivano è un racconto breve di Melville (l’autore di Moby Dick).

Io l’ho letto nella versione inglese, nonostante il vocabolario ricercato, perché preferisco, quando posso, leggere nella lingua originale.

Bartleby è un racconto che si legge in una serata, eppure è pieno di qualcosa, qualcosa che chiamerei in parte tristezza e assenza di speranza, ma anche riflessione e domande.

La storia è raccontata da un avvocato, il quale ha un piccolo studio con un paio di dipendenti, ma, che trovandosi un maggior carico di lavoro, decide di dover assumere un nuovo scrivano, Bartleby appunto.

Il lavoro di Bartleby consiste nel ricopiare dei documenti, peccato che, dopo un inizio in cui lo scrivano si dimostra estremamente efficiente, l’uomo si rifiuta, prima, di effettuare incarichi che non siano il ricopiare, e poi, all’improvviso, si rifiuta di fare anche quello. Con tono gentile ma sicuro, tutto quello che dice Bartleby è: “I would prefer not to (Preferirei di no)” a tutto quello che gli si chiede.


Bartleby quindi smette. Smette di fare qualsiasi cosa, secondo me come forma di una protesta silenziosa, ma dove lo porterà questo silenzio?


Il tutto raccontato dal suo capo, l’avvocato, che attraversando diverse fasi, dal fastidio alla rabbia, dalla pena alla colpevolezza, non troverà alcun modo per comprendere la situazione e il suo scrivano, né tanto meno per aiutarlo, rendendo la propria vita ancora più miserabile di quanto non fosse.


‘La sua povertà è grande, ma la sua solitudine quanto orribile!” Dice l’avvocato di Bartleby.


Una storia dedicata a molti, anzi direi a tutti coloro che in un momento della loro vita si sono trovati davanti alla necessità di rispondere un “preferirei di no”; a tutti coloro che avrebbero voluto dirlo e che non lo hanno fatto.


Dove ci porta l’autore? Non è importante perché non è luogo dove una storia possa finire; ma l’importante è ascoltare oltre le parole, il percepire le necessità nascoste e l’importanza dell’opporsi. Tutto questo Melville ce lo trasmette. Che l’autore fosse in un momento buio o che solo volesse raccontarcelo, fa poca differenza, the scrivener, Bartleby, in fin dei conti riceve più rispetto dell’uomo che lo assume.


Vi ho incuriosito?

Leggetelo e poi raccontatemi che cosa ne pensate.


Questo l’incipit


‘Sono un uomo piuttosto anziano. La natura della mia professione, negli ultimi trent’anni, mi ha portato ad aver contatti fuor del comune con ciò che si direbbe un interessante ed alquanto singolare genere di individui, dei quali fino ad ora, ch’io sappia, nulla è stato scritto: mi riferisco ai copisti legali, ovvero agli scrivani. In gran numero ne ho conosciuti, sia per pratica di lavoro che a titolo personale, e, quando volessi, potrei narrare svariate storie, che forse farebbero sorridere le persone benevole, e forse farebbero piangere le anime sentimentali. Ma rinunzio alla biografia d’ogni altro scrivano per pochi momenti della vita di Bartebly, che fu scrivano, il più stravagante di quanti abbia mai veduto, o di cui abbia avuto notizia.’


Buona lettura e a presto

Isabella Pojavis

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